La leggenda narra che la dea Maja, la più bella delle sette Pleiadi, figure mitologiche greche, fuggì dalla Frigia per salvare il suo unico figlio Ermes, un gigante bellissimo, ferito gravemente in battaglia e inseguito dal nemico. Si imbarcò su una nave e attraversò il mare approdando sulle rive di Ortona. Da qui si rifugiò sul monte Paleno in cerca dell’erba miracolosa che, secondo l’oracolo, avrebbe guarito il figlio. Ma la montagna in quel periodo era ricoperta di neve, tutte le erbe e i fiori secchi, quindi ogni tentativo di Maja di curare il figlio fu vano e il gigante morì. Allora lo seppellì su una vetta della montagna di fronte e ancora oggi, chiunque osservi il Gran Sasso, può riconoscere il Gigante che dorme. Inconsolabile, Maja vagò a lungo per i boschi e alla fine, logorata dal pianto e dal dolore, esalò l’ultimo respiro sul monte che l’aveva accolta e che oggi porta il suo nome, Majella. Fu sepolta dai pastori e adornata da tanti fiori ed erbe aromatiche di cui la Majella è ricca. La montagna prese la forma di una donna impietrita dal dolore riversa su se stessa con lo sguardo fisso al mare. Ancora oggi i pastori odono il pianto di Maja nelle giornate di vento, quando i boschi e i valloni riproducono il lamento di una madre in lacrime.
Per le genti d’Abruzzo la Majella è la madre, simbolo della fertilità della terra…è la terra stessa.